Articolo a cura del Prof. Vincenzo Del Gaudio ed aggiornato a Marzo 2022
Capezzoli introflessi
- A chi si rivolge: donne a partire dai 18 anni
- Durata intervento: dai 30 ai 60 minuti
- Anestesia richiesta: locale con sedazione
- Effetti: permanenti (salvo raro rischio di recidiva)
- Tempi di recupero: 15 giorni
- Pienezza del risultato: immediata
- Dove: Firenze, Roma, Trento, Torino, Verona, Reggio Emilia, Milano.
Indice dei contenuti
Capezzoli Introflessi Firenze
La correzione dei capezzoli introflessi (ovvero i capezzoli rivolti verso l’interno) è una procedura chirurgica che è possibile effettuare sia presso il nostro centro di Firenze, Health Medical Group, sia in altre strutture.
Si tratta di un intervento finalizzato al miglioramento estetico e anche funzionale del seno.
La retrazione dei capezzoli, altrimenti noti con il nome scientifico di dotti galattoferi, oltre a rappresentare una causa di particolari disagi psicologici, può anche impedire o rendere difficoltoso l’allattamento.
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Cosa sono i Capezzoli Introflessi?
I capezzoli introflessi sono capezzoli che, invece di sporgere verso l’esterno, sono piatti o addirittura rivolti verso l’interno. Si tratta di una condizione di cui soffre il 10-20% delle donne in maniera congenita.
Ma la genetica non è l’unica responsabile della inversotelia dei capezzoli.
Questa condizione infatti può essere acquisita, cioè sopraggiungere in un secondo momento per cause che andremo a vedere a breve.
Com’è fatto il Capezzolo
Il capezzolo è una piccola sporgenza iperpigmentata, che si trova al centro dell’areola mammaria e che può assumere una forma conica o cilindrica.
Il capezzolo ha una consistenza morbida ed elastica, è iperpigmentato ed ha un aspetto rugoso, dovuto alla presenza di piccoli orifizi che rappresentano lo sbocco dei dotti ghiandolari o galattofori, che sono incaricati di trasportare il latte prodotto dalle ghiandole mammarie all’esterno del corpo.
Per questo motivo, il capezzolo si presenta generalmente con un aspetto sporgente, conico o cilindrico, che facilita il processo di allattamento del neonato.
Tuttavia può succedere talvolta che il capezzolo sia cieco, ovvero retratto verso l’interno: si tratta di una condizione non necessariamente patologica, ma che va controllata.
Capezzolo Introflesso: quando preoccuparsi?
Come dicevamo, il capezzolo introflesso non rappresenta di per sé una situazione patologica della quale bisogna preoccuparsi.
Molte donne sperimentano una condizione di introflessione del capezzolo o comunque di capezzolo piatto quando questo è a riposo, cioè non sottoposto a stimoli. Se stimolato invece, il capezzolo normalmente si estroflette.
Quando questo non succede, si può parlare di capezzolo introflesso come condizione permanente.
Attenzione anche ad eventuali cambiamenti nella forma e nell’aspetto del capezzolo: talvolta, l’introflessione improvvisa può indicare la presenza di una neoplasia o di un tumore, che può interessare il seno ma anche, nello specifico, la zona del capezzolo.
Altri sinonimi di Capezzolo Introflesso
I capezzoli introflessi sono noti con molti altri nomi, più o meno comuni e conosciuti: si parla, tra gli altri, di capezzoli invertiti, capezzoli interni, capezzoli ciechi, capezzoli rientranti o capezzoli in dentro.
Infine, la condizione di introflessione del capezzolo può anche essere definita con il nome di capezzolo retroverso o capezzolo piatto.
Tutte queste espressioni stanno ad indicare una condizione di introflessione permanente del capezzolo, che cioè non diventa mai sporgente, per cause che possono essere congenite ma anche acquisite.
Vediamole.
Inversione del capezzolo: quali sono le cause?
Perché si verifica l’inversione del capezzolo, detta anche inversotelia?
La causa principale dell’inversione del capezzolo è senza dubbio quella genetica: il 10-20% delle donne, come dicevamo, soffre di questa condizione che è congenita, cioè presente dalla nascita.
Essa è dovuta sostanzialmente ad una brevità duttale, cioè a dotti galattofori troppo corti, che quindi “trattengono” il capezzolo impedendogli di sporgere verso l’esterno come dovrebbe.
Benché non preoccupante, questa condizione può essere motivo di fastidio o imbarazzo per la donna che ne soffre e può inoltre provocare problemi durante l’allattamento, fino ad impedirlo completamente.
Per questo motivo intervenire per risolvere la situazione è sempre consigliato.
Diverso invece il caso di una inversione del capezzolo acquisita, che può essere determinata da 2 circostanze:
- infiammazione come la mastite o infezione dei tessuti mammari e del capezzolo stesso, anche in seguito ad intervento chirurgico
- neoplasie e tumori della mammella e del capezzolo
Fare una diagnosi differenziale è in questi casi indispensabile per capire come intervenire.
Ma come dicevamo, la maggior parte delle donne che presenta questa condizione la deve alla genetica: in tali casi è possibile intervenire per risolvere il problema.
Vediamo come.
Capezzolo invertito: le soluzioni non chirurgiche
La soluzione di elezione per il trattamento del capezzolo invertito è senza dubbio quella chirurgica. Tuttavia, per i casi di introflessione più lievi, esistono dei rimedi temporanei che si possono mettere in atto. Vediamo quali sono.
La stimolazione manuale è sicuramente il primo modo per far uscire dei capezzoli piatti o rientranti. Esistono anche dei dispositivi correttivi simili a ventose, che si applicano sul capezzolo e lo spingono verso l’esterno.
Tuttavia, una volta escluse complicazioni per la salute ed accertato che l’introflessione è congenita, l’intervento chirurgico resta il rimedio migliore per i capezzoli introflessi, nonché quello che garantisce risultati più rapidi e duraturi nel tempo.
Intervento di inversione del capezzolo
L’intervento di inversione del capezzolo si rivolge a tutte le donne che, dall’età adolescenziale in poi, che per ragioni costituzionali o post-traumatiche, presentano capezzoli retroversi o troppo corti e vorrebbero risolvere questa problematica per ragioni di imbarazzo, ma anche per non rinunciare alla possibilità di allattare in una futura maternità.
L’intervento di inversione riporterà entrambi i capezzoli in posizione normale e darà risultati definitivi nel tempo.
Visita e pre-operatorio
Prima di procedere, come dicevamo, è indispensabile accertarsi che l’orientamento dei capezzoli in dentro non sia dovuto ad altre patologie e che sia quindi risolvibile tramite intervento chirurgico di correzione dell’introflessione.
In sede di visita pre-operatoria, il chirurgo effettua un esame obiettivo per valutare la fattibilità dell’intervento e prescrive determinati esami fondamentali per accertarsi della buona salute della paziente: esami ematici, elettrocardiogramma ed eventuale ecografia.
La paziente dovrà rispettare le tradizionali indicazioni pre-operatorie assegnate dallo specialista, come l’astenersi dall’assunzione di nicotina e aspirina.
Come si svolge l’intervento di inversione del capezzolo
L’intervento di inversione del capezzolo si effettua in day surgery e ha una durata di circa 30-60 minuti. Non è previsto quindi ricovero notturno pre o post-operatorio.
Esistono più tecniche per la correzione di questa problematica e alcune di esse possono offrire solo una soluzione temporanea a causa della recidività di questo inestetismo.
Per un risultato più duraturo, è spesso necessaria una resezione dei dotti retratti con conseguente riduzione della capacità di allattare, ma esistono soluzioni meno invasive che possono garantire la risoluzione del problema senza compromettere l’aspetto funzionale.
La tecnica più consigliata e utilizzata è, per l’appunto, quella di Skoog, che prevede l’estroflessione del capezzolo senza ledere la continuità dei dotti galattofori mammari.
In anestesia locale con sedazione, il chirurgo apporta quattro micro incisioni intorno ai capezzoli e all’interno delle areole al fine di slegare le aderenze che impediscono al capezzolo di emergere. La procedura non implica limitazioni e non lascia cicatrici visibili.
I punti applicati sono di natura riassorbibili.
Post-operatorio: decorso e consigli
Trattandosi di un intervento molto semplice, la paziente potrà tornare alle attività quotidiane sin da subito, evitando però gli sforzi e l’attività sportiva, che potrà essere ripresa circa 2 settimane dopo l’intervento, allo scopo di favorire una guarigione ottimale.
Il rischio maggiore per chi si sottopone a questo intervento è la possibile lesione dei dotti galattofori, compromettendo così le probabilità di un futuro allattamento.
Ecco perché è bene rivolgersi ad un chirurgo esperto: la preparazione dello specialista infatti è sufficiente a scongiurare questo rischio.
Possibili infezioni sono prevenute da una terapia antibiotica.
A questo intervento se ne possono associare altri, tesi sempre a migliorare l’aspetto estetico e funzionale del seno, come la mastoplastica additiva (aumento del volume del seno) o la mastopessi (risollevamento ed eventuale aumento del seno).
Domande Frequenti
È possibile correggere i Capezzoli Introflessi senza chirurgia?
Talvolta, nei casi meno gravi, è possibile provare ad utilizzare dei rimedi non chirurgici per la correzione di questo inestetismo. Ma non sempre questo tipo di trattamenti è in grado di garantire risultati duraturi ed efficaci, per questo la chirurgia estetica rimane la scelta da preferire.
Il Capezzolo Invertito può causare problemi durante l’allattamento?
Non è detto, molto dipende dalla severità della patologia. Ci sono casi in cui il capezzolo è talmente rientrante da impedire l’allattamento; in altri invece, in cui il problema è di minore entità, l’inversione del capezzolo viene facilmente aggirata dal fatto che il bambino si attacca bene a tutta l’areola per la suzione, quindi il capezzolo in dentro non rappresenta un problema. La risposta certa a questa domanda può essere data soltanto da uno specialista che valuta caso per caso le condizioni della paziente.
Cosa cambia tra Capezzolo Piatto e Capezzolo Introflesso?
Il capezzolo piatto è generalmente una versione più lieve del capezzolo introflesso: anziché essere invertito, cioè rivolto verso l’interno, il capezzolo piatto o cieco è semplicemente non sporgente verso l’esterno.
È possibile ingrandire i Capezzoli Introflessi?
L’intervento di inversione non ha come obiettivo quello di aumentare le dimensioni del capezzolo stesso. Tuttavia, una volta effettuato, la paziente potrà sperimentare una percezione di maggiore volume dei capezzoli dovuta al fatto che, dopo l’intervento, questi saranno normalmente sporgenti verso l’esterno invece che retratti.
- A chi si rivolge: donne a partire dai 18 anni
- Durata intervento: dai 30 ai 60 minuti
- Anestesia richiesta: locale con sedazione
- Effetti: permanenti (salvo raro rischio di recidiva)
- Tempi di recupero: 15 giorni
- Pienezza del risultato: immediata
- Dove: Firenze, Roma, Trento, Torino, Verona, Reggio Emilia, Milano.
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